Obama: "Entro 2030 andremo su Marte"

Il presidente degli Stati Uniti annuncia alla Nasa il rilancio del programma spaziale americano: "Siamo già stati sulla Luna, è il momento di andare oltre. Quando accadrà, sarò ancora vivo a godermi lo spettacolo"

Obama: "Andremo su Marte La prima missione nel 2030"

Il presidente degli Stati Uniti Barack Obama
CAPE CANAVERAL (Florida) - "La missione su Marte ci sarà, e io sarò ancora vivo per assistere allo spettacolo". Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, presentando a Cape Canaveral il suo programma per il rilancio della Nasa. Obama ha previsto l'arrivo di una navicella nell'orbita di Marte "nella metà degli anni Trenta". E l'atterraggio sul pianeta rosso "arriverà subito dopo".

Obama ha dunque voluto spiegare la cancellazione del programma "Constellation", lanciato dall'amministrazione Bush, che prevedeva il ritorno dell'uomo sulla Luna. "Ve lo dico chiaramente, sulla Luna siamo già stati", ha detto. "C'è altro da esplorare e altro da fare. Credo che dobbiamo spostare il nostro obiettivo più lontano". Il piano illustrato dal presidente statunitense prevede un investimento di 6 miliardi di dollari nei prossimi cinque anni. La corsa al pianeta rosso porterà, prevede la Casa Bianca, 2.500 nuovi posti di lavoro all'industria americana.

Il presidente ha illustrato anche la tempistica del programma: entro il 2015 la Nasa avrà pronto il primo progetto per un vettore "pesante", capace di missioni spaziali, ha detto, "per andare ben oltre la Luna". Entro il 2025, ha proseguito, "ci aspettiamo che la nuova sonda ci permetta di mandare il primo equipaggio nello spazio più profondo". Prima di arrivare su Marte, ha spiegato ancora Obama, si tenterà di inviare una missione umana su un asteroide. "Entro la metà del decennio del 2030, credo che potremo mandare esseri umani nell'orbita di Marte e farli ritornare sani e salvi sulla Terra", ha concluso. "A seguire ci sarà l'approdo su Marte".


Obama ha ricordato che nel 1961, il suo anno di nascita, John Fitzgerald Kennedy promise agli americani una missione sulla Luna entro dieci anni, e che quell'esempio è stato un punto di riferimento per le sue ambizioni. "Nessuno più di me crede nella necessità di continuare a portare l'uomo nello spazio e nella necessità di investire nella ricerca spaziale", ha affermato.

L'inquilino della Casa Bianca ha voluto così respingere le critiche di coloro che in America lo accusano di voler riservare agli Stati Uniti un ruolo di secondo piano per quanto riguarda il futuro nello spazio. Alla vigilia della sua visita alla Nasa, era stato nientemeno che il primo uomo a metter piede sulla Luna, Neil Armstrong, a criticare la nuova strategia spaziale del presidente. "Senza l'esperienza e la conoscenza che le attuali missioni garantiscono, gli Usa sono destinati a scivolare nella mediocrità", aveva scritto in una lettera aperta firmata anche dai colleghi Jim Lowell e Eugene Cernan. Armstrong, Lowell e Cernan ritengono che tagliare i fondi per "Costellation", sia l'inizio del declino del futuro spaziale americano. Gli Usa già a partire dal prossimo anno si ritroveranno senza shuttle, e per arrivare alla Stazione Internazionale dovranno volare sulle russe Soyuz.

Dalla parte del presidente si è schierato il secondo uomo a metter piede sulla Luna, Buzz Aldrin: "I passi che stiamo facendo", ha dichiarato, in risposta al collega Armstrong "vanno nella direzione giusta: rafforzeranno la Nasa e alla fine, vedrete, manderanno l'uomo su Marte".

Fonte: Repubblica.it

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